IL CICLO DI MEDITAZIONE LUNARE

La Gnosi è veicolo e forma di redenzione

Si esegue per 28 giorni consecutivi alla fase della luna nuova.
Ognuno dei 28 semi pensiero ha validità di un giorno, dovrà essere letto, compreso in ogni sua singola parola e meditato. L’attenzione deve essere vigile nell’osservare, controllare e comprendere quanto caratterizza il seme pensiero nella nostra vita quotidiana. Ciò sarà d’aiuto a conformare le azioni del normale agire all’intento perseguito ed osservarne eventuali resistenze. Durante la giornata è consigliato di appuntare pensieri, considerazioni, riflessioni, atti e quant’altro si ritenga opportuno. Questi scritti devono essere raccolti in un quadernetto o su fogli numerati e successivamente dovranno essere oggetto di attenta riflessione e di ulteriore lavoro atto a comprendere le resistenze, le forze inerziali ed ostative che si frappongono in noi.
Non è essenziale eseguire la pratica ad un’ora prefissata; tuttavia si suggerisce, per mantenere un naturale ritmo, la costanza del luogo e dell’ora prescelta. La sera, prima di addormentarsi, è consigliato compiere una retrospezione sull’andamento della giornata, con particolare comprensione di ogni frangente in cui la nostra struttura psicologica ha trovato difficoltà o impossibilità a conformarsi con il seme pensiero. Obiettivo di questa pratica è quello di fornire una “fotografia” del nostro livello dell’essere, di permetterci di avere una comprensione ampia e particolareggiata delle nostre dinamiche e comprendere dove è necessario rettificare e dove è necessario imporre una costante disciplina.
Questa pratica dovrà essere ripetuta almeno due volte all'anno possibilmente all'inizio della prima Luna Nuova che precede i Solstizi.

  • 1. LA PRIMA NECESSITA’

La pigrizia è un nemico pericoloso ed insidioso che conduce a rovina e spreco. Esiste una pigrizia profonda, che impedisce ogni cosa, e una più comune, che spinge ad evitare i lavori noiosi. La prima è quasi incurabile, mentre dalla seconda si può guarire. La prima è la tomba di ogni aspirazione spirituale, la seconda è il preludio di ogni nostra disfatta. Noi dobbiamo lottare contro la pigrizia, in tutte le sue forme. Dobbiamo imparare a fare il nostro lavoro, anche se è difficile o noioso. Dobbiamo imparare a superare la nostra inerzia e a metterci in gioco. La conoscenza è la somma degli sforzi necessari per conseguirla. Non si ottiene nulla senza fatica. Dobbiamo essere disposti a lavorare ogni giorno nel nostro tempio interiore. Nessuno farà mai il lavoro al posto nostro. Siamo noi i responsabili della nostra vita. Dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni e delle nostre scelte.

  • 2. DELLE ASPIRAZIONI ELEVATE.

Porsi aspirazioni eccessive significa condannarsi al fallimento. Mirare la vetta di una montagna non considerando i sentieri che conducono ad essa, la fatica necessaria e la preparazione richiesta predispone al fallimento, alla frustrazione e alla rovina. Quante volte nella vita di ogni giorno ti sei raccolto in suggestioni di potenza e di rivincita, salvo poi constatare che niente era cambiato e che la tua condizione forse era peggiorata?

Imponiti obiettivi realistici. Non cercare di fare troppo in una volta. Inizia con piccoli passi e procedi gradualmente.

  • 3. I DUE FUOCHI.

Vi è un fuoco fatuo che splende nella notte dell’anima e all’ombra della coscienza. Vi è un fuoco eterno che splende nel tuo cuore. Il primo è soggetto condurci lungo un cammino privo di senso e a consumare la nostra ragione e le nostre energie. Il secondo è il luogo verso cui dobbiamo indirizzare il nostro passo. Non lasciarti distrarre dalle cose di questo mondo, per quanto esse appaiano appaganti sono destinate ad estinguersi o a consumarti.

Quante volte la tua volontà e i tuoi propositi nobili sono stati vanificati da fascinazioni improvvise ed infruttuose?

  • 4. L’EGOISMO E L’ALTRUISMO.

L'intelligenza e l'energia sono doni preziosi, ma sono inutili se non sono guidate da un amore puro. L'impulso che muove i nostri desideri può essere egoistico o altruistico, E solo nel secondo caso porterà a risultati positivi e duraturi. Dobbiamo imparare a scrutare i movimenti delle nostre azioni, e a scartare tutti quelli che sono motivati dall'egoismo. Solo così il nostro operato sarà sano, vivo e armonioso. Se tutto ho a pretendere, ritenendo stoltamente che l’universo intero sia in debito con me, niente donerò agli altri. Come potrò mai pretendere, io che sono l’ultimo fra gli ultimi, di ricevere dalle intelligenze superiori quanto io stesso nego ai minori che incontro lungo il mio cammino?

  • 5. OSSERVA LA MENTE E L’AGIRE.

La cura delle energie. Immagina di fare un bilancio delle tue energie alla fine di ogni giornata. Quanti gesti hai fatto? Quante parole hai detto? Quanti progetti hai avviato? Quante energie hai sprecato? Se ti fermassi a riflettere su questi aspetti, ti accorgeresti di quanto spesso agisci in modo distratto o impulsivo. Pronunciando parole inutili. Lanciando progetti senza scopo. Distruggendo le tue energie per capriccio. Questa consapevolezza ti aiuterebbe a comprendere che chi spreca la propria forza e la propria intelligenza, si danneggia da solo. Si rende debole e imbecille. Per questo motivo è importante imparare a controllarsi. Fare ogni cosa a suo tempo e con cura.

Ricordati che sei parte di un "Tutto" compatto. Le tue energie sono un dono prezioso. Non devono essere sprecate. Ogni gesto, parola e progetto deve avere un senso compiuto!

  • 6. OSSERVA IL FISICO.

Osserva alcuni tuoi disturbi fisici. Studia in quale zona del corpo essi si manifestano, quando appaiono, quanto sono intensi e chiediti se per caso non siano in relazione a certi tuoi pensieri o comportamenti. Chiediti se per caso all’interno della tua famiglia non vi siano persone che soffrono di simili disturbi, ed infine poniti la domanda quali lati del tuo carattere sono mutuati dai tuoi genitori.

Comprendi adesso che quanto hai ritenuto che ti caratterizzasse come individuo, in realtà è quanto di carnale e psichico ti lega alla generazione dei perituri.

  • 7. LA LOTTA.

Disse il Maestro: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: 36 e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. 37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Cosa sei disposto a sacrificare, quali legami sei pronto a rescindere, per percorrere la via della Conoscenza?

  • 8. LA VIA DELLA SEMPLICITÀ.

Quanto più uno si sarà interiormente semplice, tanto più sarà saldo in se stesso ed innanzi alle cose di questo mondo. Quanto più uno sarà interiormente semplice, agevolmente capirà molte cose, e difficili. Perché la semplicità è la condizione necessaria per ricevere il lume dell'intelletto dall'alto. Perché la semplicità è la condizione necessaria per ricevere la forza della fermezza dall’alto. La mente complessa e frammentata è incapace di comprendere la verità. La mente complessa e frammentata è incapace di resistere alle sollecitazioni della ruota della vita. Solo la mente semplice e integra può cogliere la realtà celata oltre le apparenze. Solo l’anima semplice e integra può essere la sposa dello Spirito.

  • 9. DEL VUOTO PARLARE.

Come mai è così piacevole parlare con altri siano essi conosciuti o sconosciuti? Esporre il nostro punto di vista su ogni accadimento, anche se non ne abbiamo competenza o esperienza diretta? Non è forse vero che attraverso questo vuoto parlare, fine a se stesso, cerchiamo di colmare l’assordante silenzio interiore e la profonda solitudine celata nel nostro intimo? Non è forse vero che il silenzio sovente ci avrebbe preservato da danni, ingiurie e rovesci della fortuna? Non è forse vero che amiamo parlare di suggestioni e fantasie e fortune attese, solamente per esorcizzare la nostra condizione di vita attuale? Ma tutto ciò ha un prezzo, ci rende sordi innanzi alla parola divina che in noi è raccolta.  

  • 10. DEL RIPETERE LE PAROLE DEI MAESTRI.

Non basta ripetere e riproporre gli estratti di un "maestro passato" per essere uomini di spirito; anche un "cenerino” sa articolare suoni simili a parole. È necessario testimoniare con l'esperienza! Prima di parlare delle cose dello Spirito, e arrischiare il nostro e l’altrui percorso, è necessario porsi le seguenti domande: 1. Ho compreso veramente il senso generale e particolare di questo insegnamento? 2. Sono in grado di viverlo? 3. Posso spiegarlo in altre parole attinenti alla mia esperienza, oppure vivo in una dimensione dialettica?  

  • 11. DELLA DISCIPLINA DEL CORPO!

In troppi, se non in molti, hanno la pretesa e la presunzione di parlare delle cose dello spirito e delle forme dell’iniziazione trascurando completamente il corpo loro affidato.

Come si potrà mai plasmare la propria anima, catalizzare/rettificare/canalizzare energie, ordinare e trasmutare gli elementi, proporre purificazioni e prove, soffocati dal grasso e dall’inerzia? Se non siamo in grado di disciplinare e armonizzare la materia (il corpo) che l’universo ha certamente dato noi? Come si potranno mai proporre prove iniziatiche, se giammai abbiamo rischiato alcunché?

  • 12. DEI PENSIERI OSTILI.

Avendo osservato comportamenti ben poco fraterni, atteggiamenti ostili e parole cariche di livore, prima di reagire trascinati dalla foga, acquietiamo la nostra anima.

Prendi un setaccio, ponici dentro tutte le certezze, le sicurezze, gli affetti, le passioni e le idee a cui tanto sei aggrappato; tutto ciò ha forma di sassolini, di sabbia, di fango e detrito.

Agita il setaccio verso destra (rappresenta la macina del tempo); agita il setaccio verso sinistra (rappresenta il caso, il fortuito); agita il setaccio verso l'alto (rappresenta quanto è realmente importante); agita il setaccio verso il basso (rappresenta la livella della morte).

Adesso osserva quanto è rimasto nel setaccio.

(I sassolini rappresentano le cose materiali, la sabbia rappresenta le cose superficiali, il fango rappresenta le cose impure e il detrito rappresenta le cose inutili).

  • 13. DELLE FILASTROCCHE INTERIORI.

L'uomo è portato a credere alle filastrocche, alla cantilena interiore, che hanno come effetto quello di ipnotizzarlo. La cantilena interiore è una madre sempre feconda. Essa si articolerà in una pluralità di storie prive di verità, ma proprio il loro numero, la loro ripetizione, la loro costante presenza porterà l'uomo a credere in esse, rendendolo come un povero insetto caduto in una ragnatela mortale.

Non lasciarti ammaestrare dalle cantilene dell’ego, ricorda che quanto è Sacro si esprime in una semplice parola.

  • 14. LA MOLTITUDINE E IL NUMERO RISTRETTO.

La moltitudine vive la propria esistenza raccogliendosi attorno a concetti come il dovere nei confronti degli altri, l’identificazione con il proprio stato sociale, la ricerca del plauso altrui o il rimpianto per quanto desiderato e non ottenuto. Alcuni uomini hanno la ventura o la volontà di contemplare il mondo e vederne la meccanica, terribile ciclicità. Ponendosi domande sempre più radicali ed ardite ne sondano l'abisso, comprendendo la natura effimera di se stessi e delle cose tutte e anelando ad una catartica espiazione, ricercano una redenzione che sia anche liberazione.

Quante volte ti poni domande attorno alla reale natura delle cose tutte e di te stesso? Quante volte ti poni domande frivole e prive di ogni utilità?

  • 15. IL TEMPIO DEL CUORE.

La mente non disciplinata inganna, l’animo non acquietato conduce alla rovina. Essi preparano la via dell’empio che allontana da quanto è sacro. La mente pretende di razionalizzare, di ridurre a logica, di contare e pesare le cose tutte. Così agendo rifugge dal mistero del Sacro. L’animo inquieto si lascerà trascinare dal torrente degli avvenimenti, delle necessità e degli accidenti. Così agendo ti condurrà lontano dal mistero del Sacro.

Vi è il Tempio sicuro e vi è il luogo di perdizione. Poni la tua attenzione sul cuore; sprofonda in esso; lasciati accogliere dal suo pulsante tepore; lasciati cullare dal suo ritmo. Lui da sempre è il tuo tempio; il luogo dove incontrare il tuo Essere.

  • 16. L’ALIMENTAZIONE.

È detto che non di solo pane si nutre l’uomo. Vi è l’alimentazione del corpo e vi è l’alimentazione della mente e dell’anima. Dalla prima dobbiamo trarre il giusto nutrimento atto a sviluppare e preservare la nostra armonia fisica; dalla seconda dobbiamo trarre il pane supersostanziale per costituire i nostri corpi interiori. Come possiamo eccedere per gola, intossicarci ed ammalarci attraverso il cibo fisico, allo stesso modo possiamo danneggiare i nostri corpi sottili a causa di un’errata alimentazione delle impressioni.

Innanzi ad ogni elemento, sia esso sensoriale o corporale, che dall’esterno introduci nel tuo corpo e nella tua mente chiediti se esso è benefico o se esso è nocivo e quale bisogno vada a soddisfare o alimentare!

Ringrazia, con una preghiera o con la focalizzazione della tua attenzione, per il cibo con cui ti stai nutrendo!

  • 17. LO SPECCHIO DEL PROSSIMO

I vizi e i difetti del prossimo mi turbano, mi urtano, mi provocano una ripugnanza viscerale.

Ma non ho anch'io vizi che ritengo virtù e difetti che penso siano pregi? Con quale diritto e con quale sicurezza posso io criticare, disprezzare i difetti altrui? Forse che gli altri non ritengono anch'essi che i loro vizi e difetti siano pregi o virtù?

Giudicare è comparare con la perfezione, ma io non sono perfetto e ne consegue che il mio giudizio è difettoso, quando non è falso. Così, se accuso altri, posso commettere un'ingiustizia, incatenandomi a quel giudizio errato che si rivolterà contro di me.

  • 18. L’ELOGIO DEGLI ALTRI

Non ricercare il fuoco fatuo delle illusioni. Non essere uno di quegli insensati che, anziché votarsi alla testimonianza della propria coscienza, cerca l'approvazione, l'elogio altrui e se ne beano. I plausi che si ricevono possono essere sinceri o ipocriti. Ma i primi, con la loro genuina freschezza, sono più pericolosi dei secondi, perché ci inducono a pensare di essere migliori di quanto non siamo. Non cercare l'elogio ed astenersi dal biasimo: ecco quel che conviene se ci vogliamo giudicare con giustizia. L'affetto dei nostri amici ci porta alla parzialità e l'interesse dei lusingatori tende a sedurci a loro profitto. Io non voglio che la virtù debba essere goffa e ridicola. Ma che la dignità interiore trasparisca, che la purezza dei miei pensieri dia linea al mio vestito, eleganza al mio portamento, nobiltà ai miei gesti e al mio parlare. La virtù non è un ornamento, ma un modo di essere. È una condizione interiore che si manifesta anche nell'aspetto esteriore. Non è necessario ostentare la propria virtù per essere virtuosi. Basta che la nostra vita sia coerente con i nostri principi. Se agiamo con rettitudine e compassione, la nostra virtù sarà evidente a tutti. Non è necessario cercare l'approvazione altrui per essere felici. La felicità è un dono che possiamo donarci da soli. Basta essere fedeli a noi stessi e al nostro ideale di vita. Queste sono le parole di un profeta, che ci invita a riflettere sul valore della virtù e sulla necessità di essere autentici.

  • 19. CONTRO LA STORDITEZZA E L’IMPAZIENZA

Imprudenza, imprevidenza, irriflessione, incostanza, negligenza, dimenticanza: sono queste le conseguenze dell'impazienza, un difetto che conduce alla caduta, allo scoramento e all'esaurimento. L'impazienza è una perdita di forza, sia che nasca da un ostacolo esterno, sia che sia causata dalla nostra goffaggine o presunzione. Essa ritarda il risultato che insegue e ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi. Al contrario, l'attenzione è una fonte di forza e di pazienza. La pazienza è la capacità di aspettare, di perseverare e di affrontare le difficoltà con calma e determinazione. Essa è anche la fonte della dolcezza, della tenacia e dell'oculatezza. Gli adepti, coloro che hanno raggiunto un alto livello di consapevolezza, possiedono i metodi per aumentare la potenza di attenzione. Essi sono in grado di calmare la fretta, moderare le effervescenze e liberare il pensiero. Chi non possiede questi metodi diventa un tiranno che distrugge e semina disordine. Io voglio essere un adepto e non un seminatore di discordia. Io voglio essere un esempio di attenzione e di pazienza. Io voglio essere un faro di luce in un mondo di fretta e di caos. Io voglio essere un portatore di pace e di armonia.

  • 20. LA CONSAPEVOLEZZA

La maggior parte di noi è schiava delle proprie emozioni. Quando proviamo piacere, ci identifichiamo con esso e ci sentiamo felici. Quando proviamo dolore, ci identifichiamo con esso e ci sentiamo infelici. Questa identificazione è la fonte del nostro ego, che è la barriera che ci impedisce di vedere la realtà così com'è. Per liberarci dall'ego, dobbiamo imparare a guardare noi stessi senza identificazioni. Non dobbiamo più giudicarci, né condannarci. Dobbiamo semplicemente osservare i nostri pensieri e le nostre azioni con distacco e compassione. Quando guardiamo noi stessi senza identificazioni, iniziamo a vedere le cose in modo diverso. Vediamo che le nostre emozioni non sono noi, ma semplicemente fenomeni passeggeri. Vediamo che il dolore non è una cosa da evitare, ma un'opportunità per crescere e imparare. La consapevolezza è il sentiero che ci conduce alla liberazione. È il sentiero che ci permette di vedere la realtà così com'è, senza distorsioni.

  • 21. LA PAURA.

C'era una volta un uomo che aveva paura di tutto. Aveva paura del dolore fisico, della sofferenza psicologica, dell'ignoto. La paura del dolore fisico era una paura naturale. L'uomo sapeva che il dolore poteva essere causato da ferite, malattie o incidenti. Per questo evitava di fare cose che potessero metterlo in pericolo. La paura della sofferenza psicologica era più complessa. L'uomo aveva paura di perdere le cose che gli davano sicurezza e soddisfazione. Per questo si aggrappava alle sue convinzioni, alle sue relazioni e alle sue possessioni. L'uomo credeva che le sue accumulazioni lo proteggessero dal dolore. Ma in realtà era proprio l'accumulo a generare la paura. L'uomo aveva paura di perdere le sue convinzioni perché non erano fondate su una conoscenza certa. Aveva paura di perdere le sue relazioni perché non erano basate sull'amore incondizionato. Aveva paura di perdere le sue possessioni perché non erano essenziali per la sua felicità. La paura dell'ignoto era la paura di perdere le cose conosciute. L'uomo aveva paura di ciò che non poteva controllare. Per questo evitava di sperimentare cose nuove. L'uomo era intrappolato in un circolo vizioso. La paura lo spingeva ad accumulare cose, ma le cose che accumulava generavano altra paura. Un giorno, l'uomo si raccolse nel tempio cuore. Apprese che la paura era un'illusione; che il dolore fisico era una sensazione naturale del corpo; che la sofferenza psicologica, invece, era il risultato delle sue convinzioni e delle sue aspettative.

Impara ad osservare le tue paure senza giudicarle e comprenderai che le paure erano semplicemente pensieri e sensazioni.

  • 22. IL SILENZIO INTERIORE.

Un tempo la mia mente era un luogo caotico, pieno di pensieri e di emozioni. Era come un libro scritto dall'ignoranza, pieno di congetture e di supposizioni. Ma poi ho imparato a fare silenzio. Ho imparato a calmare la mia mente e a lasciare andare i miei pensieri. E quando ho fatto silenzio, ho potuto sentire una parola sacra. Era una parola che non era scritta da nessuna parte, ma che risuonava dentro di me. Questa parola era una voce di pace e di gioia. Era una voce che mi diceva che tutto era perfetto e che io ero amato. La parola sacra è il silenzio stesso. È la voce di Dio che parla al nostro cuore. Per coglierla, dobbiamo imparare a fare silenzio. Dobbiamo imparare a calmarci e a lasciar andare i nostri pensieri. Quando facciamo silenzio, possiamo sentire la voce di Dio che ci parla.

  • 23. L’ENTROPIA.

Non lanciarti con troppa sufficienza in nuove iniziative o avventure, sii parsimonioso con le tue risorse. L’entropia è una legge meccanica che conduce inevitabilmente ed inesorabilmente alla caduta di tono, alla dispersione di quell’elemento necessario che è l’energia. L’intero universo, in ogni sua singola manifestazione ed articolazione, creazione e creatura, è entropico, in quanto anche in una condizione statica tenderà al disordine e alla consunzione di energia. Inoltre vi sono enti ed eggregore che attivamente, attraverso una molteplicità di stratagemmi, operano al fine di drenare le nostre energie e così agendo alimentarsi. Infatti i nostri aggregati psicologici, così disfunzionali e a loro volta energivori, trovano “complicità” anche in agenti esterni al nostro composito essere. Tutto è energia e tutto è lotta per l’energia. Quindi è necessaria una chiusura ermetica, onde prevenire queste continue prevaricazioni.  

  • 24. LA VIA MIGLIORE.

La via migliore non è la più breve e neppure la più sicura. La via migliore è quella che ti permette di vedere più cose, di avere maggiori esperienze, di apprendere più informazioni, di accogliere maggiori riflessioni. La vita stessa è un talento in cui dobbiamo investire al meglio, evitando la comoda ripetizione di quanto già conosciamo.

  • 25. LA LIBERTÀ E LA FUGA.

Comprendi bene se aneli alla libertà dalle cose di questo mondo, oppure se desideri solamente sfuggire dalle cose di questo mondo. Le stesse idee di liberazione, reintegrazione, conoscenza sono delle terribili illusioni o catastrofiche vie di fuga qualora non siano espressione di una struttura energetica e animica profondamente armonica. In quanto esse potranno essere il paravento, il nobile abito, a perniciose dinamiche psicologiche. Ecco che è pur sempre necessario interrogarsi su noi stessi, le nostre condizioni interiori, le nostre necessità e le nostre aspettative. Solamente colui che ha il giusto appagamento nella vita quotidiana e affettiva potrà protendersi serenamente e senza ombra alcuna lungo la via della trascendenza.

  • 26. IL CUSTODE

Custodisci severamente e segretamente i doni che ti perverranno tramite la pratica. Questi doni, queste illuminazioni sostanziali, rappresentano le chiavi del tuo essere intimo e non potranno essere trasmesse ad altri. Nel migliore dei casi esse sarebbero inutili o non comprese, nel peggiore gli astanti vi aggredirebbero con il loro scetticismo e la loro derisione. Spesso nell'uomo "debole" c’è una volontà di denigrazione verso coloro che ottengono ciò che lui stesso si è negato. Così il vizioso tenderà a considerare illusi coloro che non hanno la sua medesima inclinazione, e colui a cui il rizoma del tempo ha donato una fibra morale di carta bagnata, considererà intransigenti, folli, coloro che si sono forgiati come la spada nella fucina.

  • 27. LA LIBERTÀ E LA DIPENDENZA!

Quanto ti credi libero nel tuo agire e nel tuo pensare? Quanto ti ritieni padrone del tuo spazio e del tuo tempo? Quanto presumi di possedere? Dobbiamo ammettere con coraggio che non sappiamo niente di certo, di inconfutabile e di incontrovertibile; dobbiamo ammettere con coraggio che tutta la nostra esistenza si regge su vacui postulati e che la nostra morale e il nostro stile di vita sono posticce foglie di fico sulla nostra abissale ignoranza e sulla nostra strutturale debolezza. Ci crediamo forti, autonomi, indipendenti e troviamo conforto nella tecnologia, nella società e nelle abitudini; riteniamo che il presente che stiamo vivendo proficuamente sarà eterno; ci trastulliamo nel pensiero che il male capiti solamente agli altri per loro imperizia, sfortuna o stoltezza. Eppure mai come oggi l’uomo ha minor libertà di una mosca nella tela di un ragno.

  • 28. DELLE COSE OCCULTE.

Non ti cimentare in discorsi sulle cose occulte e sulle apparenze dello spirito. Chi troppo parla, poco agisce. Chi troppo parla è la bocca di altro! Concerta ogni tua azione ed intendimento sulla silenziosa conoscenza di te stesso.

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